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La grandiosa
Opera di Dain Cohenel
La grandiosa opera di Don Dolindo
Commento alla Sacra Scrittura
Esitammo molto tempo prima di deciderci, ma poi seguimmo quella che appariva la volontà di Dio. Noi avemmo così, senza volerlo, per divina bontà, l’esperienza pratica del come si potesse ridonare ad un’anima il gusto della Divina Parola. Bisognava rendergliela interessante, pratica, viva, dilettevole, applicabile alle necessità del cuore, alle aspirazioni della mente che vuole la ragione di tutto per prestare a Dio un omaggio ragionevole. Ecco perché in questo primo volume spezzettammo, per così dire, il Sacro testo, il più che era possibile, affinché l’anima non si fosse trovata d’un colpo innanzi ad ardue difficoltà» (dal Commento alla Genesi).
Come è sorta l’opera
Il monumentale Commento alla Sacra Scrittura è nato quasi “per caso”. È don Dolindo stesso a raccontarnel’origine: «L’opera nacque come un granello di senapa. C’incontrammo con un’anima lontana da Dio, che aveva un profondo odio contro la Sacra Scrittura, generato in lei da catastrofi morali; si trattava di un uomo abbastanza colto ed intelligente, che cercammo ricondurre al Signore facendogli meditare la Divina Parola; e con la meditazione assidua cominciò a trasformarsi radicalmente. Chi era presente alle nostre meditazioni prese degli appunti e ci pregò di pubblicarli per il bene di tante anime.
Come l’ha composta
Dalle testimonianze autobiografiche e da testimoni oculari sappiamo che ogni volume del Commento è frutto di tanta preghiera e di tanto studio. Tanta preghiera, anzitutto: era ai piedi del Tabernacolo che il padre attingeva il fuoco d’amore divino che lo spingeva a comunicare per iscritto i concetti così percepiti nella meditazione e nell’adorazione, nel colloquio continuo con il divin Signore. Ma anche con tanto studio. Soprattutto nei lunghi periodi di sospensione dal ministero sacerdotale, il padre Dolindo si dedicò ad uno studio approfondito della teologia e in particolare della patristica. A queste fonti ha attinto la straordinaria ricchezza e varietà di contenuti dei suoi commenti alla Scrittura.
Lo scopo per cui si dedicò con tanto zelo a scrivere e predicare era unico: la gloria di Dio e il bene delle anime. Questo lo spingeva a consumarsi letteralmente, con la penitenza continua. E lui voleva spingere tutti sulla via di una santità radicale. Per questo le sue opere sono piene, quasi traboccano di insegnamenti ascetici.
In particolare nel commentare tutta la Sacra Scrittura ha voluto adottare un metodo pastorale, prestando tuttavia la dovuta attenzione anche agli studi critici del tempo, accolti con la necessaria prudenza, come raccomandato dai pontefici d’allora.
Abbiamo una testimonianza personale del padre a proposito della scelta del metodo per commentare la Sacra Scrittura. Nella Prefazione alla II edizione del commento alla Genesi don Dolindo riconosce nelle parole di Papa Pio XI ai convenuti per la Settimana biblica di quell’anno, «un programma di esegesi biblica, che assolutamente non deve trascurarsi se non si vuole percorrere una via falsa» (Commento alla Genesi, Gravina di Puglia 1937, p. 20). Lui stesso confessa che queste parole «sono state il programma che ci siamo imposti in quest’opera». Il Papa parla delle difficoltà in cui verte l’esegesi a lui contemporanea, a volte troppo aperta a opinioni poco fondate e contrarie alla Fede della Chiesa: «È certo, diceva il Pontefice, che si scorgono segni di un vero disorientamento, o per lo meno di un certo modernismo biblico, così come si dà un modernismo dogmatico, giuridico, storico, letterario, che se non andiamo errati, pare che abbia un fondamento che spesso affiora, un fondamento falso, che consiste nel trattare e maneggiare i Libri Divini come se non fossero divini, trattarli e discuterli come se fossero un libro qualunque… Si deve invece partire dal concetto che è realtà: si tratta di Libri Divini, ispirati, per tale scopo affidati ad un’autorità, con accanto la tradizione del magistero infallibile della Chiesa. Mettere da parte questo, è antiscientifico, è prendere una cosa per quello che non è, perché si dimentica la parte essenziale».
Don Dolindo afferma spesso che l’esegesi, anche se si deve servire di tutte le scienze moderne adatte a chiarire il senso del testo sacro, tuttavia non si deve ridurre a pura filologia o archeologia letteraria. C’è infatti una profonda differenza tra la Sacra Scrittura e gli altri libri dell’antichità. La Bibbia è un libro divino e come tale va letto e studiato. Il suo scopo è unicamente religioso: Dio l’ha ispirata per la nostra salvezza. Per questo il Libro divino deve diventare «l’alimento e la meditazione dell’anima» (Commento alla Genesi, 1937, p. 19).
In effetti, come riconosce il padre Dolindo stesso, questo «è il metodo seguito da tutti i Santi Padri, ed è questo il metodo più logico nel commentare un Libro che ci è stato dato da Dio per la nostra vita spirituale… tutto è fresco e nutritivo per l’anima, perché in tutto si scorge la luce di Dio, della sua Provvidenza, della sua bontà, la luce del Cristo e della sua Chiesa, la luce della verità sulla condizione umana, sulla nostra libertà, sul nostro ultimo fine, sui mezzi che ci conducono a raggiungerlo» (Commento alla Genesi, 1937, p. 19).
Don Dolindo pubblicò 13 volumi. La pubblicazione dell’opera fu interrotta nel 1939. Riprese nel 1974 con la pubblicazione del commento all’Apocalisse.