Se io domandassi a ciascuno di voi: "Quanti anni avete?" ognuno naturalmente mi risponderebbe secondo l'età che tiene; chi mi direbbe: ho sette anni, chi otto, chi nove ecc. Significa che sette anni, otto anni fa, voi non eravate ancora sulla terra; nella vostra casa nessuno vi chiamava, perché non esistevate. Chi vi ha data la vita nel mondo? Sono stati i vostri genitori. Ma anche essi hanno una età determinata, per esempio: chi ha il padre e la madre che tengono trenta anni, chi quaranta ecc.; or questo significa che trenta, quaranta anni fa neppure i vostri genitori c'erano. D'altra parte i genitori nostri ci hanno dato soltanto la vita terrena, ci hanno fatto nascere, ma non ci hanno data tutta la vita. Avete mai visto un bambino di lat-te? La madre lo alimenta, lo pulisce, lo addormenta, gli canta la ninna per addormentarlo più presto ed il bambino giorno per giorno cresce. Chi è che lo fa crescere? La madre con le sue cure può dargli il mezzo per crescere ma Dio che ha data a questo bambino l'anima, lo fa crescere. Voi prendete uno di quegli arlecchini di legno o di stucco che suonano i piattini, mettetelo nella culla, dategli il cibo e vedete se cresce. Non può crescere perché è di legno o di stucco, perché non ha l'anima, perché non vive. Il pulcinella lo ha fatto un artista ed è dato a voi per farvi divertire; esso dunque non sta nelle vie della Provvidenza di Dio, e perché è fatto dall'uomo, non vive e non cresce. Voi vivete e crescete perché avete l'anima. Non avete mai visto un fanciullo morto? Sta sul letto con gli occhi chiusi e non si muove più; invece di crescere si guasta, manda un fetore insoppor-tabile, e vengono i becchini, lo chiudono in una cassa e lo portano al camposanto. Dopo pochi mesi, quando lo si va ad esumare, non si trovano che poche ossa, ed uno scheletro brutto che fa paura. Quel povero fanciullo era morto, perché l'anima sua se ne era andata dal corpo. I genitori hanno pianto, si sono strappati i capelli, hanno invocato il loro figlio, ma tutto il loro dolore non è stato sufficiente a farlo ritornare in vita, il che significa che essi non avevano e non hanno tutto il dominio della nostra vita. Se si guasta un arlecchino, l'artista che lo ha fatto non si mette a piangere, ma lo accomoda, ovvero ne costruisce un altro, perché l'arlecchino sta in suo potere, perché egli lo ha fatto da un poco di creta o da un pezzo di legno informe: i nostri genitori dunque ci danno la vita terrena, ma anche per darcela hanno bisogno della forza e della Provvidenza di Dio. La vita ce la dà sempre e solo il Signore perché ne ha la potenza. Sicché quando uno vi domanda: "Di chi siete figli voi?". Subito rispondete dicendo il nome di papà e di mamma. Se vi si domanda invece: "Chi vi ha creato?". Voi rispondete: "Mi ha creato Iddio".